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I social media hanno cambiato il modo in cui le persone percepiscono il mondo e interagiscono tra loro. I social sono luoghi di incontro dall’accessibilità quasi universale. Facebook è stato il precursore che ha aiutato milioni di persone a rimanere in contatto con amici e parenti. Il potere di queste piattaforme è inimmaginabile. Pensa ai 20 milioni e mezzo di abitanti che popolano Roma, Londra e New York. Ma cosa sono in confronto al network di 790 milioni di follower dei profili di Cristiano Ronaldo?

 

Come molte rivoluzioni tecnologiche anche i social network hanno un lato oscuro

 

La diffusione dei social ha messo in luce numerosi problemi legati alla privacy degli utenti. Le informazioni che pubblichi si diffondono in modo praticamente istantaneo. Le tue foto, i video, i tuoi audio, la tua posizione possono essere sfruttate da farabutt* per scopi illeciti. Ma se i malintenzionati fossero alieni invasori?

Se gli alieni avessero accesso ai nostri social quale scenario si potrebbe configurare?

 

 

 

 

Se gli alieni avessero accesso ai nostri canali social

Senza addentrarci nel paradosso di Fermi, abbiamo l’imbarazzo della scelta tra le varie civiltà aliene che prosperano nell’immaginario sci-fi. Una civiltà extraterrestre potrebbe avere un vantaggio considerevole se conoscesse bene il suo nemico. Lo dice anche Sun Tzu! I canali social potrebbero essere proprio quel vantaggio. Una finestra sempre aperta su un mondo, sulle sue dinamiche, sui suoi punti deboli.

Che cosa si può capire analizzando i canali social di milioni di persone?

Quali informazioni allora sarebbero decisive per il nostro annientamento?

 

 

Vediamo che tipo di informazioni sul genere umano si potrebbero ottenere

Interessi e preferenze. Dalle attività, dai post, dai like e dalle condivisioni, si possono capire i gusti e le preferenze degli utenti sugli argomenti più disparati. Abbiamo già toccato con mano come la comunicazione politica può trarre vantaggio dall’uso dei social. Sappiamo come questa in particolari situazioni si trasformi in propaganda.

 

Comportamenti sociali. I social network mostrano come le persone interagiscono tra loro, come comunicano, come si supportano e si scontrano. Tra i feed dei profili troviamo traccia dei valori che animano le community. Troviamo tendenze sociali e culturali che germogliano per poi consolidarsi forse in nuovi stili di vita. Sempre più persone stanno diventando consapevoli dell’impatto delle proprie azioni sull’ambiente e stanno adottando comportamenti più sostenibili. Questi sono anni di attivismo online. Le persone ora possono mobilitarsi rapidamente intorno a cause per la giustizia sociale, per i diritti umani e per l’ambiente.

 

Abitudini di consumo. Sei quello che mangi e oggi forse ancora di più a causa del dibattito sulle farine a base di insetti. I social network sono già una miniera d’oro per i brand che possono scoprire l’appeal di un prodotto ancora prima di lanciarlo sul mercato. Le nostre abitudini di consumo scandiscono la nostra vita. Non hai idea delle informazioni che si possono ricavare da una tua foto, con buona pace di tutti gli stalker.

 

Opinioni politiche e sociali. I dibattiti si muovono sui canali social e ormai Facebook è diventata un’arena della perenne polemica. Le informazioni hanno rilevanza perché ci danno un quadro della nostra società. Forse un termometro per le democrazie occidentali in sofferenza. Le questioni legate al lavoro, al degrado sociale, alle diseguaglianze fermentano in rete.

 

Stati d’animo. Le persone stanno male o perlomeno sono alla ricerca di un benessere emotivo che la grande città, con i suoi servizi, sembra non sappia più dare. I post trasudano questa voglia di cambiamento e allora tutti giù a fare yoga. Le emozioni più o meno esplicitate dai nostri canali social possono essere studiate per capire i fattori di stress o benessere dell’individuo.

 

L’analisi del comportamento del genere umano sui social potrebbe aiutare gli ipotetici alieni invasori a comprendere e tradurre i nostri modelli comportamentali. Anticipare le nostre reazioni, sviluppare strategie efficaci di controllo e persuasione. Un po’ come già avviene in modo meno criminale con il marketing.

 

 

 

The dark side of the social network

Un titolo così banale, ma anche così straziantemente vero. Parliamo di sorveglianza, parola che deriva dal francese surveillance. Ci suggerisce l’immagine di una persona che guarda attentamente qualcuno, magari controllandolo dall’alto. Allontaniamoci per un attimo dalla parabola del grande fratello orwelliano. Parliamo di sorveglianza reciproca, una sorveglianza laterale. Non è in fondo quello che accade costantemente sui social?

Utenti che seguono le tracce di altri utenti monitorandone il comportamento. Un patto di reciproca sorveglianza! Una sorta di convenzione sociale, un prezzo da pagare che abbiamo accettato nel momento in cui abbiamo creato il nostro account.

Il social è anche condivisione di sorveglianza. Forse non bisogna aspettare che arrivino gli alieni a farci notare la sua pericolosità. Ci possiamo arrivare anche noi, un’idea ormai ce la siamo fatta.

 

È antisociale. Disumanizzante. La morte della conversazione. Per non dire pericoloso

 

Molti esperti e media hanno espresso preoccupazione per il potenziale rischio di dipendenza, soprattutto tra i giovani. Uno studio pubblicato sulla rivista Aviation, Space, and Environmental Medicine ha esaminato gli effetti sulla percezione del tempo e sulla cognizione spaziale. Gli autori hanno osservato che può essere sfalsata in particolare durante l’esecuzione di attività che richiedono un’elevata attenzione e precisione. Accadeva 40 anni fa parlando del Walkman, il popolare stereo portatile sviluppato dalla Sony negli Anni ‘80. All’epoca, molti esperti e media hanno espresso preoccupazione per il potenziale rischio di dipendenza. E di alieni e di canali social ancora non se ne parlava!
 

IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM La guerra dei mondi.

 

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