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Il 2014 si è concluso ed è tempo di bilanci. Il web è in costante evoluzione e mantenersi sempre aggiornarti è di vitale importanza per coloro che hanno deciso di spostare il baricentro dei propri affari proprio sulla rete. I cambiamenti che stanno interessando internet non sono da ricondursi strettamente al web design, alla tecnologia per la realizzazione delle nostre pagine ed al linguaggio di programmazione. L’evoluzione si misura soprattutto nel comportamento degli utenti, nell’utilizzo e nella scelta delle piattaforme social, nel modo di fruire internet durante l’arco della giornata. Un esempio lampante potrebbero essere le mail. Inizialmente non si faceva tanto affidamento sulla posta elettronica ed era normale affiancare la mail ad una telefonata od un fax. Venti anni fa controllavamo la posta durante le ore di lavoro in ufficio oppure chi non utilizzava un pc si riservava di farlo nel fine settimana senza andare ad immaginare che le mail sarebbero divenute un giorno un indiscusso strumento di trasmissione di spam.
Adesso il bombardamento è costante e la velocità delle comunicazioni non sembra volersi arrestare. Avere accesso ad internet da dispositivi sempre più piccoli, ma dalle prestazioni che farebbero invidia a delle workstation della NASA degli anni 90, ha reso indispensabile l’introduzione del Responsive Design legato alla realizzazione di siti internet compatibili con smartphone e tablet. Navigare in qualunque luogo ed in qualunque modo è una prerogativa del nostro tempo ed una esigenza imprescindibile per le nuove generazioni. Ultimamente il discorso sta poi interessando l’Internet delle Cose, Internet of Things, la frontiera tecnologica che permette di dotare gli oggetti di una “coscienza digitale” in grado di aiutarci nelle normali azioni della vita quotidiana.

 

Cosa è cambiato nell’arco di un anno?

 

Un anno di web

Durante il 2014 abbiamo assistito all’imperversare della lotta tra Apple e Samsung. La mela di Jobs procede positivamente in tutti i Paesi perdendo terreno solamente in Cina e Giappone. Il mercato si trova diviso nettamente tra sostenitori di iOS e Android, decisi a scontrarsi per ogni singolo punto percentuale specialmente in USA (47.4% del mercato iOS – 48.4% Android). In Italia la Apple conferma il buon andamento riscontrato nel resto del mondo con una crescita di 4 punti percentuale.

Mentre la battaglia per le quote di mercato viene decisa dal lancio di nuovi dispostivi e gadget, Internet Explorer, browser storico e non così amato da utenti e sviluppatori, ha perso terreno un po’ dappertutto. Nel Regno Unito, sua roccaforte, è stato spodestato da Chrome.

Google detiene il primato tra i motori di ricerca negli USA con una percentuale che si appresta a toccare il 70% del mercato (fonte comscore.com) lasciando a parecchia distanza Bing e Yahoo! rispettivamente con 18.7 e 10 punti percentuali. Nel vecchio continente la supremazia è ancora più marcata facendo volare Google a quota 92% in Francia, 89.12% nel Regno Unito, 93.7% in Germania e 96% in Spagna. In Italia Google detiene il 94% del mercato contro il 2.3% di Bing e 1.5% di Yahoo!.

 

 

Quanto siamo social?

Il report proposto da We Are Social offre un quadro completo sulla direzione intrapresa dal web negli ultimi anni. I dati raccolti in 240 Paesi mostrano come internet, già parte integrante delle nostre esistenze, sia in grado di esercitare un forte potere attrattivo anche per quelle realtà di matrice non occidentale.
I dati non presentano un quadro uniforme, risentendo naturalmente degli aspetti politici sociali ed economici dei Paesi presi in esame. Significativo ad esempio l’aspetto riguardante l’accesso ad internet, dove l’Islanda detiene il primato sfiorando il 100% contro la Corea del Nord che non raggiunge neanche un misero punto percentuale.
A livello mondiale, internet ha raggiunto il 42% della popolazione superando i 3 miliardi di utenti nell’arco dell’ultimo anno. Si registra inoltre un calo degli accessi da computer desktop con un notevole incremento del mobile (39% smartphone – 17% tablet).
Il tempo di permanenza in rete nel corso degli anni ha subito una notevole impennata soprattutto dovuta alla diffusione dei social network. Mediamente si stima che un utente rimanga 2 ore e 25 minuti sulle piattaforme social, valore che raggiunge le 4 ore nelle Filippine ed in Argentina. Il sovrano indiscusso dei social è Facebook con 1.36 miliardi di utenti sparsi per il globo. Nonostante la percezione di un calo di popolarità, Facebook rimane la piattaforma social più utilizzata e durante il 2014 ha incrementato ulteriormente la sua quota di mercato del 2.27%. Nell’eurozona il livello di diffusione oscilla tra il 35% ed il 46% mentre a livello mondiale il picco si registra a Singapore con il 66%.

 

 

Cosa accade in Italia?

In Italia vengono confermati i trend che accomunano i paesi eurocentrici con il 60% della popolazione che può connettersi ad internet. Da noi il tempo totale di permanenza quotidiana sul web è di 6.7 ore con 2 ore e 12 minuti di accesso da smartphone e tablet. L’utilizzo della tecnologia mobile ha preso letteralmente il sopravvento facendo registrare un drastico calo degli accessi ad internet da desktop. In fatto di social, Facebook risulta la piattaforma preferita mentre WhatsApp è quella più diffusa per scambio di messaggi, usata da 1 italiano su 4 e che in percentuale supera di un punto la creatura di Mark Zuckerberg (24%).

 

 

Consultando i dati raccolti nel 2014 si potrebbero azzardare scenari futuri che interesseranno la società ed il suo rapporto simbiotico, almeno per il momento, con il web. Internet potrebbe elevarsi a strumento di livellazione delle differenze e diffidenze culturali o causare un appiattimento culturale su larga scala. Internet è uno strumento che rispecchia bisogni, vizi e virtù delle persone e non è certo un caso che la valenza di un social network sia differente da paese a paese. Facebook è uno strumento per invadere la sfera privata altrui almeno quanto è un mezzo di coesione per movimenti politici antagonisti che rivendicano i diritti fondamentali o più semplicemente un arma nella mani del responsabile risorse umane al nostro prossimo colloquio di lavoro.

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